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Lavoro da casa? Apri un ristorante in salotto.

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lavoro da casa social eating

lavoro da casa social eatingLavoro da casa. Una della ricerche online più frequenti. Ecco un’idea interessante

Autore: Roberto Zaretti

Vorrei svolgere un lavoro da casa. Ma non ho soldi da investire. Cosa posso fare? Come posso organizzarmi?

Domande che ricorrono sempre più di frequente. Fino a qualche anno fa il lavoro da casa rappresentava il ripiego per la casalinga senza reddito, o per la neo mamma che doveva conciliare famiglia e lavoro.

Non è più così. O per lo meno, non è più solo così. Ora il lavoro da casa spesso rappresenta l’ultima spiaggia, una possibilità per continuare a produrre un reddito dopo aver perso il lavoro, specie se ci si trova in quella fascia di età che le aziende reputano poco interessante.

Attorno a questa esigenza, come sempre accade, sono fiorite iniziative di ogni tipo. Un tempo si chiamava lavoro a domicilio, oggi la proposta naviga con altro tipo di messaggio. In rete vi sono migliaia di soggetti che offrono possibilità di lavoro da casa, ben pochi per la verità che possano essere presi in considerazione.

Da un po’ di tempo è nato un fenomeno che va sotto il nome di “social eating”. Di che si tratta?

È un’idea vecchia quanto il mondo, ma rivista secondo l’ottica social, grazie anche a vere e proprie organizzazioni online che favoriscono gli incontri.

In pratica si tratta di organizzare cene a casa propria, attività che probabilmente molti di voi già svolgono per invitare gli amici nei fine settimana. Con la differenza che a cena si presenteranno degli emeriti sconosciuti, esattamene come avviene in un ristorante.

Gli appuntamenti vengono combinati tramite piattaforme social pensate allo scopo. Da una parte il cuoco di turno, non necessariamente un professionista ma certo deve saper cucinare, dall’altra persone interessate sia ad una buona cena sia a fare nuove amicizie. Naturalmente, i “clienti” pagano una quota partecipativa stabilita dall’invitante, normalmente sensibilmente più bassa di quanto si pagherebbe in un ristorante tradizionale. La piattaforma social che ha messo in comunicazione le parti trattiene una percentuale.

Facciamo un esempio. Giovanna sa cucinare, e ama conoscere nuova gente e fare nuove amicizie. Paolo è un agente di viaggio che odia mangiare da solo. Francesca e Marco sono una giovane coppia che vorrebbe fare amicizia. Luca è semplicemente uno a cui piace mangiar bene spendendo poco.

Giovanna prepara un menu, che può andare dal semplice aperitivo alla cena completa, e apre un invito su uno dei social che vedremo più avanti. Sulla scheda compare il menu, le foto dei piatti, la data e l’ora fissate, il numero massimo di partecipanti accettati, il prezzo e i recapiti per mettersi in contatto, e magari anche un evento particolare che possa creare aggregazione, come la lettura e il commento di un libro, una recita, l’organizzazione di un viaggio e via dicendo.

L’evento viene pubblicato sul social di turno e gli interessati si iscrivono. Ricevono i recapiti del cuoco solo dopo che questi ha controllato l’offerta e ha dato il suo assenso. Il social tratterrà mediamente il 10% dell’importo pagato dai commensali e provvederà a un sistema di feedback, tipo ebay per intenderci, dove sia il cuoco sia gli invitati verranno giudicati in base a diversi parametri.

I prezzi applicati dagli aspiranti cuochi variano naturalmente in base al tipo di offerta. Si collocano mediamente intorno a 20-25 Euro. Ma possono spingersi oltre.

Il business è poco noto in Italia, mentre all’estero questo è un lavoro da casa applicato di frequente, che può garantire un reddito di tutto rispetto, anche se per lo più integrativo. L’idea è vincente, perché a guadagnarci sono tutte le parti in causa. Ci guadagna il cuoco, ci guadagnano i clienti che possono cenare a prezzi contenuti e con l’aspetto della socializzazione, inesistente in un ristorante tradizionale (anche se, come vedremo, pure questi ultimi si stanno attrezzando). Ci guadagna l’intermediario, sulla cui vetrina viene pubblicato l’evento.

In questo contesto è nata anche una figura professionale specifica, e anch’essa assolve all’esigenza di svolgere un lavoro da casa. Si chiama ambasciatore. In pratica una sorta di animatore della serata, che coordina le cose e conduce le danze, con il duplice scopo di fare in modo che la serata sia un successo e che si possa allargare il giro agli amici degli amici. L’ambasciatore non percepisce denaro, ma è invitato gratuitamente dal cuoco di turno. Sui social in questione ci si può proporre per tale mansione, o si può trovarne di disponibili. Non solo. Buona parte di questi social cercano ambasciatori, e ci si può pertanto proporre per tale mansione.

Il social eating è un’attività che può veramente assolvere all’esigenza di svolgere un lavoro da casa, anche se difficilmente potrà arrivare a produrre un reddito pari a quello di uno stipendio tradizionale. Ma è interessante il fatto che per avviare un’attività del genere non servano investimenti, e anche che consenta di fare nuove conoscenze, che possono sempre tornare utili.

La barriera potrebbe essere di natura psicologica, per il fatto di dover aprire la propria casa a degli sconosciuti, che inevitabilmente giudicheranno la cucina, la simpatia dell’invitante, la socializzazione. Chi lo ha fatto, e sono ogni giorno di più, specie nelle grandi città, asserisce che tali perplessità svaniscono già dopo il primo evento, e anzi diventa un momento veramente piacevole per conoscere nuova gente e allargare il giro delle amicizie.

Che la cosa funzioni, e lo faccia in maniera virale, è testimoniata anche dai ristoranti, che stanno reinventando la propria offerta secondo tale ottica. In questo caso si mangia a un tavolo comune, come in un rifugio montano, in cambio di uno sconto importante. Tale formula costituisce per il locale un buon ritorno in termini pubblicitari, spesso superiore a quella dei coupon. Se avete un ristorante, pensateci.

Per finire, vediamo alcune piattaforme di social eating, a cui vi rimando per gli approfondimenti.

  • Gnammo. Portale italiano, forse quello più noto. Organizza anche eventi gastronomici in giro per l’Italia. Questo è il LINK.
  • Ploonge. Attivo nelle principali città europee, ha un’offerta articolata di eventi nazionali ed esteri. LINK
  • NewGusto. Si rivolge principalmente a studenti e turisti, e ha pertanto un indirizzo internazionale. Interessante per le città turistiche. LINK
  • PeopleCooks. Questo social privilegia appunto la funzione sociale, proponendo eventi a costi molto contenuti. LINK 

Insomma, se siete alla ricerca di un lavoro da casa, o più in generale di inventarvi un’attività che possa coniugare un reddito alla conoscenza di nuovi amici, il social eating potrebbe fare al caso vostro. Vale la pena fare un giro sui siti sopra elencati e pensarci.

Cosa pensi di questa attività? Hai esperienze di social eating? Hai qualche dubbio? Scrivi qui sotto.

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