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viaggiare per lavoro

Come fare di un sogno una professione

author: Mariella Frangi

viaggiare per lavoro

Alzi la mano chi non vorrebbe fare il giro del mondo almeno una volta nella vita. E alzi la mano chi non amerebbe farne la propria professione.

Viaggiare piace a molti, forse a tutti. Vedere nuovi posti, culture diverse, scenari magari visti solo in qualche documentario. Forse qualcuno di voi ha visitato Expo, e si è ritrovato a pensare che sarebbe bello poter visitare un Paese di cui ignorava persino l’ubicazione.

Qualcuno ci è riuscito. E non mi riferisco a coloro che girano il mondo per partecipare a un convegno, a una fiera o a una riunione, dove eccezione fatta per l’aeroporto e qualche hotel, di fatto non vedono nulla. Parlo proprio di persone che hanno fatto dei viaggi la propria professione. Si pensi ai documentaristi, ai fotografi, ai reporter, ai viaggiatori che abbandonano tutto e tutti e partono alla ventura, con una tenda, un sacco a pelo e, se vogliamo, tanto spirito di avventura.

Come ad esempio Paul Salopek, giornalista, che qualche anno fa è partito a piedi dall’Etiopia per raggiungere la Patagonia, sulle tracce della migrazione dei primi abitanti della terra. Trovate la sua storia e i suoi reportage a questo link.

O come Davide Biga, un piastrellista piemontese, che ha mollato tutto ed è partito per il giro del mondo in moto nel 2012, grazie a una sponsorizzazione ottenuta dalla Yamaha. Trovate la sua storia a questo link.

Iniziative solo maschili? Niente affatto. Chiedere a Paola Gianotti, pubblicitaria piemontese, partita addirittura in bici con l’ambizioso obiettivo di battere il Guiness dei primati e di diventare la seconda donna ad aver fatto il giro del mondo con questo mezzo di locomozione (la prima è stata Juliana Buhring). Trovate la storia di Paola a questo link.

Come si può vedere, stiamo parlando di persone comuni, non di supereroi. Persone che a un certo punto della propria vita hanno deciso di dare spazio a un sogno che coltivavano da sempre, e hanno deciso di farne l’obiettivo principale della propria esistenza. Persone che avevano un lavoro, e che lo hanno lasciato per un traguardo più grande.

E’ possibile replicare queste avventure, farne una professione e vivere di viaggi? La risposta è si, ma non è per tutti. Determinazione, forza di volontà, capacità di non arrendersi alle difficoltà, spirito di adattamento: sono caratteristiche da cui non si può prescindere. Ma se lo spirito d’avventura non vi manca, e soprattutto se siete consapevoli che la vita è una sola e che ogni “lasciata è persa”, forse vale la pena di fermarsi un attimo a meditare.

Quali sono le possibili obiezioni che potrebbero sorgere?

La prima: per girare il mondo ci vogliono i soldi. Questa affermazione è solo parzialmente vera. Davide Biga ha investito 500 Euro, e si è dato da fare per trovare uno sponsor. Carlo Taglia, autore di “Vagamondo” un best seller autoprodotto (senza casa editrice), partito per un giro del mondo senza aerei, ha investito 8000 Euro per un anno. Il prezzo di un’utilitaria usata. Insomma, non stiamo parlando di una mission impossible, e soprattutto stiamo parlando di un’impresa che potrà risultare remunerativa, se sfruttata adeguatamente.

La seconda: dovrei lasciare il lavoro. E di questi tempi, chi ne trova un altro se le cose dovessero andar male? Si tratta di una paura legittima, che può essere superata solo con la determinazione di voler girar pagina nel libro della propria vita. Parto per cambiare la mia esistenza, e mi assumo i rischi che questo sogno implica. Nessuna iniziativa è priva di rischi. Chi nella vita ha ottenuto risultati, in qualsiasi campo lo abbia fatto, ha rischiato di suo. Zero rischi, zero risultati.

La terza: ci vuole uno sponsor, e non è certo una passeggiata trovarne uno. Vero anche questo. Però non è impossibile, e tra breve lo vedremo. Tornando a Davide Biga, ha cercato e trovato uno sponsor importante dimostrando la propria esperienza, affidabilità, motivazione. Ha creato un motoclub, un blog per parlare della propria impresa. Ha prospettato allo sponsor un ritorno di immagine non in maniera astratta, ma con un vero e proprio piano operativo. Insomma, si è dato da fare.

Vediamo quali sono i passi da compiere per realizzare il sogno di viaggiare per lavoro.

  1. Porsi un obiettivo che possa interessare il pubblico. Qualche anno fa era più semplice, ora appare più difficile, visto che ogni giorno nasce una nuova impresa. Ma non è impossibile. Alex Bellini, con alle spalle l’attraversamento dell’oceano Pacifico in barca a remi, ha dichiarato di voler vivere su un iceberg fino al suo scioglimento. L’originalità della cosa ha fatto il giro dei social, e gli sponsor non si sono fatti attendere. Come si diceva, Paul Salopek non è partito per una semplice camminata in giro per il mondo, non avrebbe suscitato interesse. Ha dichiarato di voler ripercorre le orme dei primi uomini sulla terra, e in particolare della loro migrazione tra l’Etiopia e la Terra del Fuoco. Insomma, progetti specifici, dettagliati, che possano far notizia.
  2. Preparare un dettagliato piano operativo, che preveda l’itinerario del viaggio nei minimi particolari, i mezzi da utilizzare, il materiale necessario, il budget da impiegare, la motivazione, ecc.
  3. Creare un blog, sia per tenere al corrente le persone del progetto, e dei suoi stadi di avanzamento, sia per postare in tempo reale i video dell’avventura quando sarà in corso di svolgimento. Utilizzare i social per diffondere l’iniziativa, acquisire visibilità, far diventare virale la propria iniziativa. Ci sono organizzazioni che si occupano di creare un blog e di indicizzarlo adeguatamente, oltre a fornire tutto il supporto logistico durante il viaggio per poter pubblicare in rete i documenti in tempo reale. In pratica, voi spedite i documenti a loro che li pubblicano.
  4. Cercare uno o più sponsor. Obiettivo dello sponsor è acquisire notorietà, confermare quella che già possiede, e più in generale fare pubblicità al brand. Una delle prime cose che uno sponsor valuta è la popolarità del richiedente in Rete. Se avete 10 amici su Facebook, o magari non avete neppure un account, sarà il caso di cominciare a darsi da fare. Esistono in commercio parecchi libri e parecchi corsi che possono dare una mano in tal senso. Uno di questi è “Social Media Marketing, di Valentina Turchetti. Lo trovate su Amazon. Le aziende sono sempre alla ricerca di iniziative interessanti da sponsorizzare, e spesso hanno veri e propri talent scout che di mestiere cercano candidati. Quando fu chiesto a Yamaha perché avesse scelto proprio Davide Biga, la risposta fu “perchè ha scritto un testo convincente, dove esprimeva le proprie motivazioni in maniera dettagliata, oltre ad aver spedito una bella foto di una sua avventura precedente. Inoltre aveva un età ne troppo giovane ne troppo vecchia, quindi in linea con il target della nostra clientela”

A meno che si possiedano capitali propri, la ricerca di uno sponsor diventa essenziale. I passi per farlo sono i seguenti:

  • crea una brochure dettagliata, che spieghi il tuo progetto, lo scopo per cui vuoi intraprenderlo, i risultati che intendi ottenere (meglio se include anche uno scopo sociale). Scrivila curando il copywriting. Se non sai come fare, investi qualche centinaia di euro e fattela fare da un copywriter professionista. Deve essere scritta per colpire, per raccontare una storia, per essere memorabile e straordinaria. In altre parole, deve vendere il tuo progetto;
  • creati una popolarità sul web. Se hai già esperienze precedenti, mettile in mostra. Naturalmente, se hai già un’esperienza passata, magari per un viaggio che hai già fatto, sei avvantaggiato. Ecco perché può diventare un mestiere: sarà sempre più facile trovare uno sponsor mano a mano che accumuli esperienza e i media cominceranno ad occuparsi di te. La parte più difficile è la prima esperienza, il primo passo. Come in tutte le cose del resto;
  • crea un blog, molto prima di partire, quando sei ancora in fase di progettazione. Chiedi sui social consigli a chi è già stato nei posti ove intendi recarti, chiedi di raccontare la loro esperienza, innesca un dibattito che coinvolga quante più persone possibili. Aggiornalo costantemente, pubblica materiale che possa interessare gli altri;
  • partecipa agli eventi e alle fiere organizzate dalle aziende che potrebbero essere interessante a sponsorizzare la tua avventura. Cerca di individuare le persone che si occupano di questi aspetti in azienda, contattali, invia loro la tua presentazione dettagliata, convincente, dove emergano chiaramente sia la tua motivazione, sia la ragione per cui dovrebbero sponsorizzare proprio te, sia il ritorno di immagine che ne trarrebbero.

Conclusione

Questo articolo non ha la presunzione di voler affermare che si possa vivere viaggiando con la stessa facilità con cui si potrebbe vivere facendo l’impiegato in un’azienda. Vuole solo far comprendere che è possibile, che è meno irrealizzabile di quanto possa apparire superficialmente, di quanto sia opinione comune. Serve a far capire che un sogno può diventare realtà, ma per farlo occorre darsi da fare, agire, essere disposti a vedersi chiudere le porte in faccia. Come si diceva all’inizio, non è per tutti.

Ma se sarà riuscito ad accendere una scintilla in qualcuno di voi, avrà raggiunto lo scopo per cui è stato scritto.

Hai esperienza di viaggi avventurosi? Raccontala qui sotto, la commenteremo insieme.

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