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Dropshipping: a spedire ci penso io.

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Dropshipping

Dropshipping: io vendo, tu spedisci

Author: Mariella FrangiDropshipping

Se il termine dropshipping risulta sconosciuto ai più, specie se applicato alla Rete, l’intuizione che ne sta alla base esiste da quando esiste il commercio: tu vendi qualcosa che io produco (o comunque commercializzo) e io penso a tutto il resto, con particolare riferimento alla spedizione al tuo cliente e all’eventuale assistenza necessaria. In cambio ti riconosco una provvigione.
In pratica ciò che fa un qualunque rappresentante o agente di commercio. Ma, soprattutto, che fa Amazon con i suoi Marketplace, un dropshipping a tutti gli effetti.

Il consumatore comune molto spesso non lo sa, ma quando fa acquisti su Intenet, dalle apparecchiature elettroniche agli articoli per adulti, dagli alimentari ai prodotti per animali, molto spesso acquista da qualcuno che apparentemente sembra una grande azienda ben organizzata e con migliaia di articoli, ma molto spesso è solo una persona che lavora a casa con un PC e una stampante.

C’è qualcosa di truffaldino in ciò? Assolutamente no. Su Internet i confini tra la grande azienda e la piccola ditta individuale vengono sfumati, e molto spesso azzerati. Ecco quindi che chiunque può crearsi un sito, un blog, un ecoomerce, e proporre in vendita migliaia di articoli per conto di un’azienda, che poi si preoccuperà di tutto e che riconoscerà una provvigione al venditore, che probabilmente quell’articolo non lo avrà neppure mai visto.

I vantaggi del dropshipping sono impliciti: capitale ridotto per avviare l’attività, nessuna merce da tenere in magazzino (mentre con il conto vendita devo disporre di uno spazio adeguato), niente rischi di invenduto, nessun articolo da restituire al fornitore a fine stagione, nessuna preoccupazione per consegnare la merce e rispondere della garanzia, nessuna necessità di disporre di un locale o di dipendenti: il mio negozio è su Internet, quindi posso lavorare anche in riva al mare.

Naturalmente, come tutte le cose, esistono anche degli svantaggi. Esattamente come il conto vendita, anche con il dropshipping i guadagni sono nettamente inferiori rispetto alla vendita tradizionale; il dropshipping normalmente rende ancor meno del conto vendita, e per poter contare su uno stipendio medio alto è necessario vendere migliaia di articoli in un anno.

Un secondo svantaggio è la forte presenza di concorrenza. Qui non si tratta di competere con il negozio in fondo alla strada o con il centro commerciale di paese: la concorrenza è il mondo intero, il popolo della Rete.

Tale considerazione ci porta al terzo aspetto negativo: la massiccia pubblicità necessaria per acquisire e mantenere visibilità sui motori di ricerca, sui social network e sui siti di comparazione dei prezzi.

A favore del dropshipping gioca il fatto che le vendite tramite la Rete aumentano sistematicamente. Solo nel 2012, in Italia oltre 10 milioni di persone hanno fatto acquisti tramite Internet. Quindi, la concorrenza sarà anche molta, ma pure la platea a cui mi rivolgo non è quella del negozio di quartiere.

A quali settore è applicabile il dropshipping? Teoricamente a qualunque settore abbia qualcosa da vendere. In pratica, vi sono articoli che funzionano meglio di altri. Si a prodotti per animali, articoli per la casa, ricambistica, articoli per adulti, estetica e benessere, articoli per ufficio. Molto meno per alimentari, arredamento, elettrodomestici, informatica ed elettronica (questi ultimi soprattutto per la bassa remunerazione in termini di provvigioni) .

Quanto si guadagna? Come si è detto, l’utile deriva dalla provvigione che viene riconosciuta dalla casa madre. Varia tra un 15% sul prezzo di vendita per il settore elettronica e informatica, fino ad arrivare anche al 50% e più per prodotti più difficili da vendere, come ad esempio artigianato ed arredi. Il consiglio è di non avviare un’attività di dropshipping se le commissioni sono inferiori al 30% e se i prezzi di vendita degli articoli sono eccessivamente bassi.

Attenzione al contratto: l’azienda deve essere seria, fisicamente esistente, deve tutelare il fatto che il cliente rimanga vostro a vita, deve disporre effettivamente della merce che vende, deve garantire tempi e modalità di spedizione coerenti con quanto promesso. Devono essere chiaramente riportate le provvigioni che verranno riconosciute, gli sconti, i pagamenti, le garanzie, i rimborsi, le modalità di assistenza al cliente.
Meglio rivolgersi direttamente ai produttori piuttosto che ai grossisti.

Un elenco di articoli vendibili da subito con il sistema del dropshipping è disponibile a questo indirizzo Amazon: www.youdroop.com.

Per finire, un mio spunto personale: anziché rivolgersi ad aziende già fortemente presenti in Internet con una propria organizzazione di vendita, perché non andare alla ricerca di qualche azienda medio piccola ma con ottimi prodotti e scarsa o inesistente presenza sulla Rete? Si potrebbe avviare facilmente un dropshipping remunerativo per entrambe le parti. E, si badi bene, la percentuale di aziende presenti su Internet con un sito assolutamente invisibile rappresenta a tutt’oggi la norma, non certo l’eccezione.

Hai avuto un’esperienza nel dropshipping? Positiva o negativa? Raccontala qui sotto.

 

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