Coworking, il business di condividere l’ufficio
4 min readIl fenomeno del coworking in Italia, in costante crescita.
Autore: Roberto Zaretti
A molte aziende e persone capita di avere bisogno di un ufficio, che sia provvisto di una connessione internet, di un PC, di una stampante, magari di una segretaria che prenda appuntamenti. Tuttavia, utilizzandolo per poco tempo, non sono disposte a prenderne uno in affitto e a mantenerlo.
Il problema è ancor più sentito da coloro che viaggiano, e che trovano molto comodo poter disporre di un ufficio pronto all’uso senza dover lavorare in solitudine al tavolino di un bar o nella camera di un hotel.
Sul versante opposto, e anche in questo caso la crisi ci mette del suo, ci sono aziende, attività commerciali, professionisti, che dispongono di una struttura più o meno grande che usano solo parzialmente, sia in termini di giornate sia in termini di postazioni. Poter affittare parzialmente una o più postazioni, per un mese, per pochi giorni, in alcuni casi per poche ore, consente di tagliare i costi di gestione senza doversene privare.
L’elemento di raccordo tra queste due realtà si chiama condivisione, per usare uno dei termini anglosassoni tanto di moda, coworking.
Con il coworking posso proprio pensare di condividere un locale, una sala riunioni, una o più postazioni internet, e più in generale un ufficio o parte di esso, mettendolo a disposizione di una pluralità di persone o di aziende che abbiano esigenza di farne uso.
Questo business, che negli Stati Uniti funziona da quasi una decina d’anni, sta cominciando a svilupparsi anche da noi. La condivisione di un ufficio o di una semplice scrivania sta facendo nascere le prime organizzazioni, a breve anche in franchising.
Non fatevi ingannare dall’attività, che potrebbe apparire di nicchia o scarsamente interessante: la richiesta di condivisione di un ufficio è sostenuta e in costante crescita, e il business in Italia è ancora allo stato embrionale. È molto probabile che in un futuro quanto mai prossimo tali strutture vadano gradualmente a prendere il posto di quelle gestite in esclusiva.
Il coworking implica vantaggi supplementari che non vanno sottovalutati, e che mancano nella gestione tradizionale di un ufficio. Primo su tutti la condivisione di esperienze, di referenze, di conoscenze, di contatti. La possibilità di conoscere altri professionisti, di farsi conoscere, di scambiarsi proposte di business. Tutti aspetti, che rappresentano l’anima del coworking, ne alimentano un’espansione costante.
La condivisione di un ufficio o di una scrivania è particolarmente indicata nelle grandi città, ma anche in zone dove si tengano fiere, convegni, seminari, corsi di formazione, eventi culturali. La necessità di poter disporre di una postazione internet veloce, di una stampante, di un fax, di uno scanner, di un plotter, di una sala riunioni e quant’altro, riguarda giornalisti, programmatori, ricercatori, trainer, manager, avvocati, studenti, e molti altri.
Interessati a usufruire di un ufficio per pochi giorni o per poche ore sono pure le aziende startup, di fondazione recente, che non sono disposte ad accollarsi l’onere di affittare un ufficio in modo permanente, ma necessitano comunque di una struttura che all’occorrenza possa fornire un servizio efficiente anche a livello di immagine.
Un ufficio, o una singola postazione, può essere affittata generalmente per mezza giornata, per un giorno intero o per più giorni. I costi variano naturalmente in relazione alle ore richieste e alle attrezzature/servizi esistenti. Normalmente la spesa è piuttosto contenuta, a partire da 10/20 Euro al giorno per postazione.
Diverso è il discorso se è presente una segretaria, una sala riunioni, più postazioni, sistemi di videoconferenza, servizi che tipicamente vengono richiesti dalle aziende per il proprio personale in trasferta. In questo caso affittare un ufficio con la formula del coworking potrebbe costare intorno a 300 Euro mensili, di gran lunga meno di quanto costerebbe il solo affitto dei locali.
Quanto rende un’attività del genere?
Diciamo subito che è indicata a chi già disponga di un ufficio e intenda rientrare delle spese; rischia di non esserlo per chi intenda avviare da zero una struttura dedicata a tale scopo, a meno di pensarla per esigenze particolari, come ad esempio per zone a grande presenza commerciale dove la richiesta sia sistematica e garantisca un turn over continuo.
Come avviare un’attività di coworking? Come farsi conoscere?
Esistono organizzazioni in Italia, e ovviamente anche in altri Paesi, che si occupano di raggruppare le varie proposte in maniera analoga a quanto fanno i siti che propongono camere d’affitto nelle abitazioni private. Una di queste la trovate a questo link .
Se cercate una struttura coworking al di fuori dei confini nazionali, il sito di riferimento lo trovate a questo link .
Tali strutture molto spesso si fanno carico anche della promozione commerciale della vostra offerta, tramite canali pubblicitari online e motori di ricerca. In tal caso è richiesto un contributo annuo di circa 200 Euro, variabile comunque in relazione ai servizi di marketing proposti.
Naturalmente, per poter pensare di condividere l’ufficio, che deve essere a norma, serve una partita IVA Non si tratta di affittare una camera uso ufficio, bensì una struttura appositamente pensata per tale scopo.
Insomma, ancora una volta la parola d’ordine è: condivisione. Questa è la tendenza del mercato per far fronte alle spese e ricavare una nicchia di profitto.
Vale la pena pensarci.
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E’ una proposta molto interessante, ne ho sentito parlare spesso in alcuni servizi televisivi. Sicuramente ha vantaggi di tipo economico e logistico soprattutto per le persone che viaggiano e credo che avrà possibilità di sviluppo in futuro.