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Sigarette Elettroniche: una Storia Annunciata

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sigarette elettroniche

sigarette elettroniche

Sigarette elettroniche: come siamo messi?

Delle sigarette elettroniche in franchising ci siamo occupati più volte, l’ultima qualche mese fa. Se andate a leggere gli articoli, noterete come la mia raccomandazione sia sempre stata votata alla massima prudenza. Gli elementi che mi portarono a consigliare tale atteggiamento, e chi si è rivolto a me per essere seguito nell’avviamento del proprio punto vendita lo sa bene, erano e rimangono i seguenti:

  1. sviluppo del settore sigarette elettroniche troppo rapido e sull’onda di un’euforia eccessiva. Come tutte le cose che crescono troppo in fretta il rischio di implosione è elevato;
  2. interesse del pubblico nel tempo tutto da verificare;
  3. attività monoprodotto, quindi rischiosa (infatti ho sempre consigliato un corner, non un negozio);
  4. normativa fumosa, precaria, passibile di variazioni dall’oggi al domani (cosa puntualmente verificatasi);
  5. troppi interessi dietro i monopoli e le grandi major dei tabacchi;
  6. benefici delle sigarette elettroniche sulla salute rispetto alle sigarette tradizionali ogni giorno messi in discussione dall’esperto di turno;
  7. alcuni franchising assolutamente improvvisati, non testati, messi in piedi in pochi mesi per sfruttare il business delle sigarette elettroniche sulla pelle di chi si è fatto convincere troppo facilmente.

Purtroppo, e sottolineo purtroppo, tutti questi aspetti si stanno puntualmente verificando.

Il 2012 ha visto l’apertura selvaggia di punti vendita e la progressiva crescita esponenziale del franchising delle sigarette elettroniche: c’è stato un periodo che ogni mese nascevano un paio di nuove catene franchising. Una crescita del genere, già osservata in passato per altri settori (ad esempio i compro oro) comporta sempre un drastico ridimensionamento, che puntualmente ha preso il via.

Su tutto il territorio nazionale si calcola che il 20% dei negozi di sigarette elettroniche abbia già chiuso o sia in procinto di farlo. I rimanenti fanno registrare vistosi cali di fatturato, alcuni nell’ordine del 50%. Una follia, tale da incenerire qualsiasi business plan.

Ad alimentare tale situazione sono sostanzialmente tre cose:

  • da gennaio la vendita delle sigarette elettroniche sarà soggetta ai Monopoli di Stato (c’era qualche dubbio?) La tassazione, considerato che le sigarette elettroniche saranno equiparate a quelle tradizionali, passerà al 58,5% a cui va ovviamente aggiunta l’IVA al 22%;
  • l’eccessiva proliferazione dei punti vendita;
  • l’assestarsi della richiesta, che appare ben lontana da quella paradisiaca che gli operatori del settore prospettavano per le sigarette elettroniche.

Alcuni franchisor stanno chiudendo, altri meditano di trasferire la baracca all’estero. In ogni caso, si annuncia un disastro finanziario, che come al solito si abbatterà principalmente sui franchisee, visto che i franchisor avranno comunque coperto l’investimento grazie alle affiliazioni.

A complicare le cose c’è l’attività di ostruzione delle major del tabacco (non si vede ma c’è, ve l’assicuro) così come la paventata minaccia di trasferire il business alle farmacie, almeno per quanto riguarda i liquidi a base di nicotina. Di recente la UE ha escluso tale provvedimento, ma c’è da giurarci circa il fatto che le case farmaceutiche non molleranno la presa tanto facilmente.

L’aspetto triste della vicenda è che sul business delle sigarette elettroniche si sono buttati soprattutto i giovani, aiutati economicamente dalle famiglie, alla disperata ricerca di un’occupazione che il sistema attualmente non è in grado di garantire. Ne sono passati molti anche da me, quasi tutti usciti con un altro franchising sotto il braccio.

In questo scenario idilliaco, c’è da domandarsi che fine farà il settore, e pure se è il caso di pensare ancora di investire quattrini nelle sigarette elettroniche.

Il mio parere è che, dopo il ciclone, inevitabile e che è appena iniziato, il settore registrerà un assestamento, naturalmente su numeri ben diversi da quelli sbandierati a suo tempo da chi doveva reclutare affiliati.

A sopravvivere, come sempre, saranno le realtà serie, quelle organizzate, quelle che prima di avviare il franchising lo avevano testato. Aziende che, forti dei contatti internazionali e dell’esperienza acquisita, riusciranno a ristrutturare l’offerta e ad adeguarla alla realtà.

Per gli altri, gli improvvisatori, sarà un’ecatombe. È la storia di sempre. È successo in passato per le energie rinnovabili, per i compro oro, e più in generale per tutte quelle iniziative improvvisate da gente con pochi scrupoli, poste in essere solo per fare affiliazioni, non certo in grado di crescere una rete franchising basata sul nulla.

Da questo punto di vista la legge dovrebbe essere meno permissiva. Per avviare un franchising dovrebbero esserci controlli e verifiche a tutela di chi ci investe quattrini. Invece, ad oggi chiunque può avviare un franchising in Italia, anche se non sa neppure di cosa si tratti. Gli unici controlli sono affidati ai consulenti franchising per i loro clienti, a cui peraltro solo una parte di chi apre un’attività decide di affidarsi.

Quanto al fatto di investire in questo settore, ribadisco oggi più che mai ciò che ho sempre affermato: il mercato delle sigarette elettroniche ha bisogno di un assestamento, e quello in corso non è che agli inizi. Ciò porterà benefici al settore, spazzando via gli improvvisatori e gli illusionisti.

Sarà drastico, non c’è dubbio. Del resto in Italia siamo davvero bravi a distruggere business che potrebbero dare da lavorare a migliaia di persone. Non ci batte nessuno.

Occorre pazientare, vedere come vanno le cose. Tempo un anno e tutti i nodi saranno venuti al pettine. Nel frattempo il consiglio è di stare alla finestra a guardare, oppure indirizzarsi altrove.

Racconta la tua esperienza con le sigarette elettroniche, sia da semplice fumatore sia nel caso tu abbia gestito un punto vendita. Come ti trovi? Cosa ne pensi? Scrivi qui sotto. Servirà a tutti.

 

6 thoughts on “Sigarette Elettroniche: una Storia Annunciata

  1. A questo punto credo proprio che avessimo ragione ad avere dei dubbi su questo sviluppo eccessivo dei negozi di sigarette elettroniche, come è avvenuto anche per i compro oro: giustamente nell’articolo vengono poste in evidenza tutte le situazioni di cui si è parlato molto spesso sul blog! Ma gli aspetti più importanti sono: la mancanza di una normativa ad hoc che regoli il settore, la latitanza governativa nella politica industriale e non nel nostro paese, altro argomento attualissimo vedi Alitalia e le tante altre aziende private e non private che falliscono, chiudono i battenti o delocalizzano all’ estero, e la nostra economia che ormai è quasi moribonda, senza considerare i tantissimi disoccupati giovani e meno giovani; ma le banche si salvano sempre e concedono sempre meno i mutui o i prestiti alle famiglie. Mi fermo qui perchè ci sarebbe troppo da dire.

    1. Grazie Loredana. In effetti questa situazione si ripete ciclicamente nella storia industriale e commerciale di questo Paese. Solo quattro anni fa, anche se non tutti lo sanno, questa stessa situazione, cioè l’assoluta improvvisazione in campo normativo, fece fallire un altro settore che non solo aveva delle potenzialità enormi, ma che all’estero in quasi tutti i Paesi è stato sfruttato a dovere. Mi riferisco alle energie rinnovabili. Purtroppo fare impresa in Italia è ogni giorno più difficile, e non solo per colpa della crisi.

  2. Ciao Roberto, non ti sarò mai grato abbastanza del supporto illuminante che mi hai dato. La mia attività a soli sei mesi funziona bene, e conto di rientrare dell’investimento entro la prox primavera. Non fosse stato per te mi ritroverei anch’io a dibattermi in questi problemi. Spero di rivederti presto

    1. Ciao Graziano, felice di sentirti e di sapere che le cose vanno bene. Ricordo male oppure ho vinto una scommessa? Fatti sentire, e tienici al corrente dello sviluppo delle cose. Nulla più delle esperienze vissute può aiutare chi medita di fare lo stesso percorso. A presto

  3. La mia attività ha funzionato bene fino a Natale scorso, poi ha cominciato a declinare. Vuoi perchè hanno aperto tre negozi in una cittadina di 20000 abitanti, vuoi xchè il nostro caro governo, come scrivi giustamente tu, quando si tratta di ammazzare un business e buttare sul lastrico migliaia di persone per il proprio tornaconto non si fa certo scrupoli.
    Spero che questa legge non passi, e se il caso andremo a Roma a manifestare. Altrimenti farò come tanti altri, mi trasferisco in Polonia o in Ucraina. Che paese di m….

    1. Mi auguro veramente che le cose si sistemino e vadano per il meglio. Anche perchè a conti fatti penalizzare questo settore, che da lavoro a migliaia di persone, non conviene e nessuno, quindi non è escluso che il provvedimento possa rientrare.
      Grazie per il contributo

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