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Compro Oro: un Fenomeno al Tramonto?

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La recente normativa pone nuove limitazioni al franchising “aureo”

Author: Annamaria Cardinali

Fino a pochi mesi fa, i Compro Oro – le ben note attività adibite alla compravendita di preziosi usati, spesso in affiliazione di grossi franchising – coloravano, con scritte gialle e insegne grossolane, le strade e gli angoli di moltissime città italiane, grandi, medie e piccole. Guardandoli, sembrava ci fosse più oro in città che pane o sigarette.

Complici la crisi economica, nonché le generose quotazioni del metallo giallo, negli ultimi anni, questo settore ha conosciuto un vero e proprio exploit. In un primo momento, i Compro Oro si localizzavano soprattutto negli agglomerati suburbani, nelle zone periferiche o comunque meno centrali.

La posizione era strategicamente determinata, poiché perseguiva, naturalmente, l’obiettivo di intercettare i portatori del maggiore malcontento economico: il disoccupato che vende i ciondoli e le catenelle regalatigli alla prima comunione per pagare le bollette, l’impiegata che non può più permettersi le tasse universitarie del figlio.

Gli adesivi gialli sulle vetrine di questi moderni “banchi dei pegni” sembravano dare un po’ di vita al grigiore della periferia, e tanto parevano brillanti da invogliare centinaia di persone a tuffarsi nel business. Sempre di più, sempre più verso il centro città.

Finché, un bel giorno, i Compro Oro arrivano in Corso Pinco Pallo nel centro di Torino, Milano, Roma, ecc., guadagnandosi nuovi spazi e nuovi target. Il coronamento di un sogno? L’apice del successo? Tutt’altro, pare.

Perché mentre i pionieri nelle prime file conquistavano i quartieri chic, quelli che si accalcavano nelle retrovie subirono uno choc. In realtà, il fatto che i Compro Oro si siano interessati ai quartieri “bene” era un segnale inequivocabile di un primo cedimento.

Perché puntare alle zone signorili se il business, per funzionare, richiede una certa dose di disperazione?

La risposta è semplice: il mercato stava arrivando a saturazione. A dimostrazione di ciò, il fatto che, nonostante la quotazione dell’oro sia fissa, perché stabilita dalla Borsa di Londra, le valutazioni proposte dalle varie attività risultano diversificate. Cioè?

Cioè è possibile trovare, facendo una comparazione dei listini, Compro Oro più generosi di altri. Spesso le differenze più percettibili sono quelle tra grosse città metropolitane e piccoli centri.

La febbre del Compro Oro ha contagiato chiunque abbia intuito che dalla miseria si può guadagnare, e a questa conclusione sono arrivati in molti. Non solo. L’idea di aprire un’attività che consentisse, con una semplice licenza, di comprare oro senza l’obbligo di certificarne la provenienza, solamente chiedendo un documento di identità al cliente, faceva gola anche a coloro che avevano qualcosa da nascondere.

Oltre che esporre i preziosi usati per rivenderli, o truccare le bilancette per il maggior profitto, i Compro Oro avevano tutte le carte in regola per diventare delle vere e proprie lavanderie di danaro sporco.

Anche a questa conclusione sono arrivati in molti…compreso il legislatore.

Il decreto 90/2017, entrato in vigore lo scorso luglio, ha l’obiettivo di contrastare le attività criminali e i rischi di riciclaggio. La nuova normativa è un giro di vite per i Compro Oro, perché prevede l’istituzione di un albo degli operatori, ai quali dovranno iscriversi i Compro Oro professionali e gli operatori professionali in oro (vedi OAM).

Ovviamente, per poter accedere all’albo, sarà ancora necessaria la licenza (art. 127 del Testo Unico di Pubblica Sicurezza).

Ulteriore e non meno impegnativo obbligo, quello di identificare non solo il cliente ma anche l’oggetto prezioso, attraverso una documentazione fotografica (il proprietario del negozio dovrà conservare due foto di ciascun bene oggetto di scambio) e una descrizione dello stesso, completa di prezzo e valore dell’oro. Il documento che ne risulterà dovrà essere conservato da acquirente e venditore per almeno 10 anni.

Ai titolari dei Compro Oro, spetterà una serie di adempimenti per rendere tracciabile la compravendita e la permuta dei preziosi, come quella di aprire un conto corrente dedicato alle transazioni finanziarie eseguite in negozio. Il titolare dovrà altresì annotare l’eventuale cessione dell’oggetto alle fonderie.

Anche l’uso del contante in questi frangenti subirà delle limitazioni. La soglia massima per la compravendita “cash” si abbassa dai 1000 a 500 euro, perciò tutte le operazioni maggiori a questa cifra dovranno essere eseguite con assegni o bonifici, cioè metodi di pagamento tracciabili.

Cosa dovrà aspettarsi chi non rispetta le nuove regole?

Sono previste una serie di multe. Ad esempio, per una mancata segnalazione di attività sospetta, il titolare del Compro Oro dovrà sborsare dai 5 ai 50 mila euro. Per il superamento della soglia minima per l’uso dei contanti, invece, l’ammenda da pagare va dai 1000 ai 10 mila euro.

Chi avrà l’ardire di esercitare senza essere iscritto al registro della categoria, rischierà il carcere dai 6 mesi ai 4 anni, oltre al pagamento di una multa compresa tra i 2000 e 10 mila euro.

Smorzata com’è da un mercato affollatissimo di rivali, nonché dalle quotazioni ballerine del metallo prezioso, con il nuovo decreto, forse, la febbre del Compro Oro subirà un ulteriore abbassamento.

E non dimentichiamoci la persistenza di uno dei maggiori disincentivi all’apertura del business “giallo”, la paura più grande, a detta dei protagonisti del settore: la sicurezza.

Non siamo in grado di prevedere il futuro, perciò la conclusione non può essere che una domanda – anzi, due: qual è, ad oggi, il potenziale di mercato dei Compro oro? Quale attrattiva esercita ancora su chi vorrebbe aprirne uno?

Ci piacerebbe leggere un vostro parere nei commenti.

 

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