CoronaVirus: siamo alla Follia
5 min readCORONAVIRUS? Ma per favore !
di Roberto Zaretti
Il pericolo c’è. Ed è enorme. E colpisce soprattutto l’Italia. No, non non si tratta del coronavirus.
La dannazione di questo Paese è la superficialità con cui vengono trattate questioni che possono rivelarsi una mannaia per la nostra economia, il nostro futuro e la nostra credibilità.
Superficialità che parte dall’alto, dai vertici, e che trova nei media una spalla sempre pronta a fare dell’allarmismo gratuito in nome di un’audience, e quindi di un profitto, che non si ferma davanti a nulla.
E, si badi bene, non mi riferisco ad alcun colore politico in particolare. Qui non è una questione di destra o di sinistra. Qui è l’intera classe politica a rivelare la propria incapacità di tutelare gli interessi di un Paese che, per inventiva, arte e bellezze paesaggistiche, meriterebbe ben altra considerazione.
Siamo al paradosso che, in giro per il mondo, gli italiani vengono additati come untori. Frontiere chiuse, voli che vengono rispediti al mittente, insulti più o meno velati quando sentono che sei italiano. É di qualche giorno fa la notizia di una nave italiana respinta in Marocco, giusto per fare un esempio. (Ma quando è l’Italia a farlo, viene giù il mondo. Va bene così?)
Magari tra un pò ci butteranno fuori dall’Europa come presenza sgradita. Il che, francamente, potrebbe anche essere il minore dei mali. A proposito di Europa… qualcuno ha visto delle direttive, delle procedure emanate per coordinare gli interventi, una presa di posizione ufficiale a cui gli Stati membri possano e debbano far riferimento? Se il livello dei provvedimenti europei riesce ad arrivare solo fino alle modalità di preparazione del gorgonzola, forse qualcosa è da ripensare.
Ma non basta. Ora è partito pure il becero regionalismo nei confronti dei lombardi e dei veneti.
Con le consuete “perle” degli opinionisti di turno. “Per anni hanno trattato i meridionali a pesci in faccia, ora hanno quello che si meritano”. Siamo alla follia. Se neppure tra italiani si riesce a trovare un barlume di solidarietà, siamo davvero messi male.
Per non parlare della caccia al cinese, anche se magari cinese non è. Orde di nullafacenti in giro per le strade a caccia dell’untore asiatico. Paladini di una becera giustizia fai da te, buona solo per colmare le loro inutili giornate piene di nulla. Quando sarà passata la buriana saranno i primi a riempirsi la pancia con gli involtini primavera. Ma nel frattempo si puniscano i musi gialli, responsabili di questa situazione.
Un pensiero va anche agli abitanti della famigerata zona rossa, i cui Comuni sono diventati tristemente celebri nello spazio di pochi giorni, alla stregua di Cogne, Erba e Garlasco.
Anche qui, sarebbe bello sapere chi è stato il genio che si è inventato questa definizione e l’ha buttata in pasto alla stampa internazionale, che da giorni ci riempie le prime pagine.
Una menzione d’onore, si fa per dire, andrebbe anche a quelle cariche politiche il cui unico obiettivo sembra essere quello di apparire in prima serata o di fare la diretta su Facebook, in nome di un’informazione che assomiglia più a una smania di protagonismo.
Il Presidente delle Regione Lombardia che indossa una mascherina davanti alle telecamere, sebbene la cosa sia stata estrapolata da un contesto più ampio, ha fatto il giro del mondo, omologando l’Italia come un Paese da cui tenersi lontani. Era proprio necessario? Non sarebbe stato il caso di fermarsi giusto un minuto a pensare alle conseguenze?
Siamo alla follia.
Centinaia di casi di coronavirus in Italia, e giusto una manciata negli altri Paesi europei? Sarà mai possibile? Ovviamente no.
Non sarà piuttosto che altrove si è smorzato l’allarmismo sul nascere, evitando di fare tamponi massivi o quanto meno di divulgarne i risultati con un megafono?
Non sarà che si sia riflettuto giusto un pochino prima di appiccare un incendio che rischia di bruciare per anni e di colare a picco il Paese?
Forse che a Parigi, Berlino, Vienna, Madrid ci sia una campana di vetro a proteggere i cittadini dal coronavirus? Forse che a Londra si sentano in una botte di ferro per una sorta di analogia con la corona reale?
Non penso che siano così sprovveduti da ignorare il problema, sarebbe da folli. Ma forse non sbattono il mostro in prima pagina, come si usa fare da noi in nome di chissà quale ipocrita trasparenza.
Non sarà che alcuni Paesi stiano facendo passare per morte naturale casi che invece sono riconducibili al virus, in modo da tenere basse quelle statistiche che a noi italiani piace tanto sbandierare in diretta streaming?
Vogliamo parlare dei parassiti che speculano su mascherine e amuchine di sorta? O che vanno a casa degli anziani facendosi aprire la porta in nome di chissà quale controllo sanitario? O che si sono inventati una nuova forma di phishing che fa leva sulla paura della gente?
A fare da contraltare, e per fortuna a ricordarci che l’Italia non è fatta solo di sprovveduti ed incapaci, c’è il personale sanitario di ogni ordine e grado, in prima linea giorno e notte per cercare di metterci una pezza.
Ma anche gli assistenti domiciliari, gli insegnanti, gli educatori, e tantissimi altri. Tutta gente che, virus o no, si rimbocca le maniche ogni giorno e rischia di persona senza apparire in televisione e senza andare alla ricerca di protagonismi nel talk show nazionale o nel TG di prima serata. Qualcuno si ricorderà di loro, quando questa emergenza sarà passata?
A questa gente deve andare tutto il nostro rispetto, non a chi si riempie la bocca in virtù di chissà quale carica istituzionale.
Sicuro. Ora la parola d’ordine è buttare acqua sul fuoco. Ora che i buoi non solo sono scappati dalla stalla, ma stanno pure galoppando sulla corsia di sorpasso delle autostrade telematiche.
Il coronavirus passerà, come tutte le cose. Auguriamoci sia servito almeno a farci capire quale potere possiedono i media. Di come social, giornali e telegiornali siano in grado di creare panico e di mettere in ginocchio l’economia di un intero Paese in poche ore, in nome di chissà quale conclamato diritto di informazione.
Italiani brava gente. Ma che deve darsi una svegliata. E in fretta.
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Sono d’accordo su tutto e non dimentichiamoci le lunghe file all’ esterno dei supermercati, le persone che caricavano le auto con le scorte di cibo e bevande, come se fossimo in guerra:
è una follia collettiva creata dal panico, neanche ci fosse l’ ebola che è sicuramente molto più grave. Il bombardamento quotidiano dei media in nome dell’ audience è palese. D’ altronde
tutto ciò capita anche dopo i terremoti, alluvioni e disastri di vario genere. Senza dimenticare i commenti del web che sono penosi e gli haters che sono ancora peggio: cercano di rendersi visibili insultando gli altri. Ormai è uno schifo totale. Le brave persone oneste e lavoratrici non vengono mai menzionate, non sono più ” di moda”.
Grazie del commento, Loredana