Gestione di un Rifugio Montano: una Scelta di Vita
6 min readGestione di un rifugio per trovare lavoro: scelta percorribile?
Autore: Roberto Zaretti
Alzi la mano chi non ha mai sognato di gestire un faro a picco sul mare. Romantico, ma del tutto irrealizzabile. Ebbene, esiste un’attività decisamente più abbordabile, ma che per certi versi ne conserva il fascino: la gestione di un rifugio di montagna.
La gestione di un rifugio di montagna può essere presa in considerazione per un’eventuale sbocco professionale? La risposta è si, con la consapevolezza che richiede una straordinaria passione che possa compensare l’impegno, tutt’altro che indifferente.
La gratificazione insita nella gestione di un rifugio, sarà bene tenerlo presente, è molto più emotiva che economica. Difficilmente si potrà diventare ricchi gestendo un rifugio. Ma non vi sono dubbi che, chi ama la natura, saprà trarne gratificazioni di gran lunga più interessanti della ricchezza materiale.
I rifugi, principalmente montani, si dividono in rifugi estivi, dove l’attività è solo stagionale, e in rifugi sempre aperti, questi ultimi presidiati tutto l’anno. In Italia i rifugi sono centinaia, per lo più dislocati sulle Alpi, ma nutrita è pure la pattuglia di quelli appenninici. Alcuni sono privati, altri gestiti da associazioni, prima tra tutte il CAI.
La professione di gestore di rifugio non è per tutti, sarà bene chiarirlo. Non si tratta di gestire un ristorante, per cui la sola esperienza di cuoco o di cameriere può assolvere all’esigenza. La gestione di un rifugio implica una precisa scelta di vita, per certi versi restrittiva e priva di comodità, e per la quale necessità amore per la montagna, esperienza, conoscenza dei luoghi, nozioni di pronto soccorso, e soprattutto tanta buona volontà. Anche una certa predisposizione caratteriale gioca il suo ruolo. La solitudine, specie in inverno o durante la settimana, è una situazione con cui bene o male tutti i gestori devono fare i conti.
Ma che si tratti di una strada percorribile per trovare lavoro, forse fuori dai normali schemi a cui siamo abituati, questo è sicuro.
Cominciamo a distinguere tra bivacco e rifugio. Due le differenze sostanziali. Il primo normalmente non è presidiato, serve solo per il pernottamento ed è una meta di transito. Il secondo è presidiato, come si diceva stagionalmente o tutto l’anno, fornisce spesso alloggio e ristorazione, ma soprattutto, questa è la vera differenza, è una meta e non un transito. La gente, in estate e in inverno, organizza una passeggiata, e la meta molto spesso è un rifugio dove pranzare o comunque trascorrere qualche ora.
Oltre alla gestione vera e propria, molti servizi accessori contribuiscono a ottimizzare il fatturato. Considerato che raramente un rifugio di alta quota è raggiungibile con una carrozzabile, ecco che un servizio navetta con un fuoristrada, soprattutto nei weekend, diventa una sorta di gita organizzata alla portata di tutti, bambini e anziani compresi. Lo stesso vale per i servizi invernali di motoslitta. Cresce ogni anno il numero dei rifugi che organizza veglioni di Natale o Capodanno portando a spasso la gente in paesaggi fiabeschi.
Occorre dire che molto spesso i rifugi non sono raggiungibili neppure con un fuoristrada, e questo implica un impegno economico per l’approvvigionamento. Se fino a qualche decennio fa le derrate viaggiavano sulle spalle, in corposi zaini, oggi sono per lo più gli elicotteri ad assolvere a tale funzione. La spesa non è indifferente, stiamo parlando di circa 700 Euro per mezz’ora di volo, ma spesso è possibile dividerla con altri gestori di rifugi adiacenti. La gente inoltre è per lo più consapevole che i servizi costeranno qualcosa di più in un rifugio non servito da una strada, quindi tutto sommato la cosa non rappresenta un grande problema.
Di certo, la gestione di un rifugio di montagna è perennemente in bilico tra il saper fornire un buon servizio, magari originale e identificativo rispetto ad altri, e il far quadrare il bilancio. Specie se la gestione è conto terzi, come nel caso del CAI. Difficile pertanto poter pensare di gestire solo i posti letto, senza occuparsi anche di ristorazione.
A proposito di ristorazione va sfatato un luogo comune. Se fino a qualche anno fa le persone erano disposte a chiudere un occhio circa la qualità e la scelta delle pietanze, oggi non è più così. È molto spesso proprio la qualità della ristorazione a innescare il fenomeno del passaparola, essenziale per questo genere di attività. Nessuno si aspetta un servizio a quattro stelle, ma di mangiare bene e spendere il giusto si. Non tutti i gestori di rifugi hanno ad oggi colto questo aspetto del business.
Nei picchi di frequenza, tipicamente nei weekend estivi, l’affluenza può essere cospicua, specie nelle ore del pranzo, tale da richiedere personale supplementare che si occupi della cucina e della sala. Per il resto vale la regola della conduzione familiare.
A conti fatti, quanto costa e quanto rende la gestione di un rifugio di montagna?
Le voci che concorrono alle spese sono molteplici. La prima, qualora non sia di proprietà, è il canone d’affitto, di solito annuale. Si parte da 5000 Euro l’anno in su, a seconda del giro d’affari. Naturalmente per questa valutazione occorre visionare i bilanci degli ultimi anni, e valutare la possibilità di espandere il business con servizi supplementari. A questo si sommano i costi per il personale, limitato ai fine settimana estivi, il trasporto del materiale, le derrate alimentari, le utenze elettriche (sempre che ci siano), oltre naturalmente alle normali incombenze fiscali.
Tali costi, difficilmente quantificabili perché variabili a seconda della tipologia di rifugio (argomento tra l’altro su cui i gestori sono molto reticenti), devono rientrare e generare un utile molto spesso in pochi mesi, da giugno a settembre. Questa è la ragione per cui la gestione di un rifugio è molto più una scelta di vita che un business. A ciò si aggiunga che gli orari di lavoro non sono certo quelli di un impiegato, e che la fatica fisica reclama la sua parte.
Va detto che, statistiche alla mano, chi sceglie di gestire un rifugio difficilmente lo abbondona, anzi spesso sceglie di gestirne un secondo o di avviare anche un’attività commerciale in pianura. Segno evidente che di rifugio si vive, nonostante i gestori per lo più tendano ad affermare il contrario.
Come fare per diventare gestori di un rifugio?
La via più breve sarebbe quella di acquistarlo. Qualora ce ne fossero di disponibili. A volte si trovano. L’alternativa è la gestione di un rifugio conto terzi, magari proprio di un’associazione come il CAI. Il CAI possiede in Italia 432 rifugi, molti dei quali oltre i 2000 metri. Per informazioni e disponibilità è possibile visitare il sito di questa associazione. Lo trovi QUI.
Prima di contattarli occorre avere ben chiara qual è la regione dove si vorrebbe operare, e preferibilmente rivolgersi non alla sede nazionale, bensì a quella locale.
Sempre il CAI periodicamente indice bandi per la gestione dei rifugi, ove sono specificate le caratteristiche richieste. Segue un normale colloquio di lavoro dove avviene la selezione. Ai prescelti viene sottoposto un contratto periodico di gestione, normalmente della durata di sei anni, rinnovabile. Proprio su tale lasso di tempo occorre focalizzare le valutazioni economiche. Altre associazioni, specie quelle regionali, propongono contratti annuali, per certi versi più abbordabili per chi non ha mai gestito un rifugio e quindi ha la possibilità di farlo senza impegnarsi a lunga scadenza.
Per gli appennini un sito che potete consultare è questo.
Insomma, come si diceva, una scelta di vita, forse più indicata a una coppia di giovani che a chi già possieda una famiglia. Ma se c’è la passione, è una gran bella scelta di vita.
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Credo che sia proprio una scelta di vita, devi possedere una passione per la vita all’ aria aperta e non odiare la solitudine, aspetto che caratterizza questo tipo di attività. Tutto ciò permette di superare anche il fatto che i guadagni non siano eccezionali. A me non piacerebbe proprio.
Grazie del contributo Loredana
Essendo, io e mia moglie, grandi appassionati di camminate sui sentieri di montagna,
alcuni anni fa mi ero interessato per ottenere informazioni riguardo la gestione di un rifugio in Trentino nella zona delle Dolomiti di Brenta.
Il CAI del mio paese però mi avverti che tali incarichi andavano assegnati preferibilmente a gente con comprovate esperienze sciistiche o rocciatori….
Sinceramente, sulla questione, alla fine non andai molto a fondo ma vorrei lasciare una nota positiva riguardo la vita in montagna: Gestire un rifugio e vivere fra le immagini che quella natura propone…. Beh…. è immenso. Certo è, che bisogna avere un animo predisposto, bisogna essere grandi amanti della natura e degli animali. Bisogna godere del silenzio e dello spazio. Bisogna sapersi cibare della bellezza che la montagna propone nelle varie stagioni.
Beh… insomma… Io ci andrei…
Caro Mario, sfondi una porta aperta. Io in montagna ci sono nato, come del resto riportato nel profilo, e non è escluso che prima o poi decida di tornarci in pianta stabile. Capisco e condivido pertanto ogni parola che hai scritto.
Per quanto riguarda le preferenze del CAI, è vero solo parzialmente. Certo, qualche competenza ci deve essere, ma di fronte a una grande motivazione (proposta magari con le giuste tecniche di copywriting) la strada è percorribile, e prima o poi l’occasione salta fuori.
A presto
Molto bene Roberto,
quando saremo pronti, ci troveremo a valutare questa possibilità di vita/guadagno.
E la faremo insieme, in società, in un rifugio da Lei scelto.
Cosi potrà darmi infinite informazioni sul come realizzare al meglio un franchising……
Con simpatia, mario.
salve e piacere, ho l’occasione di rilevare una struttura adibita in passato ad albergo, con 12 camere, e su 4 livelli ha cucina sala bar e salone, piu cantina e garage ed altri ricoveri di attrezzature, vorrei rilevarla per creare un rifugio escursionistico, e in zona montana su una strada che fa un valico che e tutta asfaltata, dista circa 60 km da torino, quindi ci si arriva comodamente in macchina, vorrei creare qualcosa di ricettivo con servizi a favore di coloro che si vogliono avvicinare alla montagna , natura percorsi e sentieri non troppo impegnativi…. unica cosa e che vorrei capire se c’e un modo e metodo per poterlo gestire i fine settimana pur io gia avendo un lavoro da dipendente che mi permette comunque di poter avere parecchio tempo da dedicare a questo progetto…. voi avete qualche suggerimento o informazione a riguardo o a chi potrei rivolgermi? grazie
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