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Cannabis Light? Te lo do io lo Sballo!

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Erba legale: è light, ma non è un business da prendere alla leggera

Authors: Roberto Zaretti, Annamaria Cardinali

Ci risiamo.

Prima ci furono le energie rinnovabili. Poi i compro oro. Poi le sigarette elettroniche. Ora l’erba legale. Cos’hanno in comune questi settori? Apparentemente nulla. Ma non è così.

Stessa storia, stesso modus operandi, tutto già visto. Se stai pensando di aprire un punto vendita per la cannabis light, hai ottime probabilità di lasciarci i denti, e di leccarti le ferite per svariati anni. Di cosa stiamo parlando? Vediamo un po’.

Nella redazione di DottorFranchising.it c’è una sirena, e si mette a suonare quando le visite dell’articolo più letto superano del doppio quelle dell’articolo piazzato al secondo posto. In questi giorni sta accadendo con l’articolo sulla cannabis, pubblicato quasi due mesi prima che la trasmissione televisiva “Le Iene” si occupasse dell’argomento.

Erba legale: cioè?

Breve descrizione dell’oggetto in questione: lo scorso 14 gennaio 2017 è entrata in vigore una nuova legge contenente disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa. Nella normativa è di fatto assente qualsiasi importante riferimento alla destinazione d’uso delle infiorescenze della canapa, la parte della pianta che copre quasi 1/3 del fusto, quella destinata alla combustione, all’uso alimentare, cosmetico o farmaceutico e non utilizzata altrimenti, se non a scopo ornamentale o per concimare il terreno.

L’unica precisazione contenuta nel testo di legge è che la canapa legale sarà solo quella che presenta una bassissima percentuale di thc (lo 0,2% è il massimo consentito), cioè il principio attivo che provoca “lo sballo” in chi lo assume, contenuto proprio nelle infiorescenze.

Ebbene, proprio nel vuoto lasciato dal legislatore (pare che il secondo comma dell’art. 2 della legge – quello inerente alle infiorescenze – sia stato cancellato prima che la legge venisse approvata) si sono ficcati i primi “capitani coraggiosi”, lanciando sul mercato italiano infiorescenze di canapa italiana con un bassissimo contenuto di thc (quindi legale al 100%), contenenti invece un altro interessante principio attivo, il cbd, legale anch’esso e con effetti rilassanti e antinfiammatori.

Succede questo. Improvvisamente, per mille ragioni diverse, un business diventa l’affare del secolo, una sorta di gallina dalle uova d’oro. E parte la corsa di chi desidera aprire un punto vendita di cannabis light, ma anche quella di improvvisati franchisor che puntano a cavalcare l’onda.

Ad aprire le danze, la Easyjoint, fondata dal bolognese Luca Marola, intervistato lo scorso 21 febbraio a Le Iene, in prima serata. Dopo il boom di vendite all’apertura dell’e-commerce, circa un anno fa, il sito in down dopo il primo minuto di messa in onda del servizio. A poco più di un anno dall’apertura, è leader nel settore, con milioni di euro di fatturato e centinaia di punti vendita affiliati.

Marola è convinto che entro il 2020 il mercato italiano della canapa tornerà ai fasti degli anni Trenta, quando l’Italia non aveva rivali in Europa. Numeri da capogiro, anzi, da sballo. E allora, qual è il problema?

Come sempre, c’è chi questo business lo sta facendo da tempo, e probabilmente dispone delle competenze (e si spera anche dei capitali) per avviare un franchising e arruolare nuovi affiliati, che possano contare non solo su un’esperienza nel settore, ma anche su un’esperienza di organizzazione della filiera franchising, che deve essere stata sufficientemente testata su punti vendita per almeno un anno.

Ed ecco il primo problema: un anno? Troppo. Il business è adesso! Quindi partiamo, i test li faremo fare direttamente agli affiliati. E se non funziona, pazienza, i soldi ce li mettono loro con le affiliazioni.

Attenzione! Questa è stata la storia di tutti i franchising “di tendenza”, vale a dire attivi in settori che esplodono all’improvviso. Quelli che abbiamo elencato a inizio pagina.

Secondo problema: il vuoto legislativo. Il 4 marzo è vicino e i risultati si preannuciano quanto mai incerti. Cosa succederebbe se vincesse, ad esempio, la coalizione del centrodestra? In linea con un sentire conservatore e proibizionistico di un certo tipo di elettorato, il nuovo governo potrebbe mettere al bando il prodotto.

Al contrario, con un governo di sinistra si potrebbe addirittura procedere alla legalizzazione della cannabis con elevato contenuto di thc. È possibile, in quel caso, che a risentirne sia proprio il successo della varietà “light”.

E se i grossi franchisor hanno già messo da parte un bel gruzzolo, cosa succederebbe ai rivenditori, ai coltivatori, ai lavoratori e alle loro famiglie?

Purtroppo, non siamo indovini. Non sappiamo se di qui ai prossimi anni l’erba cosiddetta “legale” in commercio oggi in Italia conserverà intatti il suo successo e/o la sua attuale legittimità. Possiamo però ovviare al primo problema, aiutandovi a riconoscere un business da una meteora, un franchising buono da uno cattivo.

Avviare un franchising vuol dire avviare un’attività imprenditoriale abbattendo il rischio insito nell’avviamento di qualsiasi impresa. Se il franchising non è stato testato a dovere, o presenta problemi di varia natura, il rischio non solo non si riduce affatto, ma viene amplificato. In pratica, si tira fuori denaro per correre un rischio d’impresa più elevato di quanto si correrebbe facendo tutto da soli.

I controlli da fare sono tanti, e solo un professionista è in grado di sapere dove mettere le mani. Serve un consulente per avviare QUALSIASI franchising, figurarsi un franchising di tendenza.

Un consulente costa? Certo, ma molto meno di quanto costa buttare via il proprio denaro e spenderne altro per avvocati e tribunali.

Esiste un sistema migliore per risparmiare sulle spese del consulente, facendo però tutti i controlli che servono. E’ il sistema FRANCHISING SICURO, che con ben 40 video spiega ai franchisor come si mette in piedi un franchising che funzioni, e ai potenziali affiliati quali sono i propri diritti, i propri doveri, cosa controllare, cosa farsi dare, come fare l’inaugurazione del punto vendita, come gestirlo, come risolvere eventuali problemi e, sperando che non serva, come venir fuori da un tribunale, senza le ossa rotte.

SIAMO DI PARTE? SI! Ma sappiamo anche cosa facciamo, considerato che operiamo nel mondo del franchising da oltre 15 anni. Ognuno tragga le proprie conclusioni.



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