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Allevare Api: Ecologia e Business

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allevare api

Allevare Api e trarne profitto è possibile. Ecco come.

allevare apiAuthor: Roberto Zaretti

Allevare api è un mestiere antichissimo. In età classica la Grecia era nota per produrre uno dei mieli più rinomati. Questa professione è ancora valida? Può produrre un reddito?

Non solo è ancora valida, ma sta evolvendo verso forme più avanzate di business, in particolar modo legate alla consulenza e al turismo. Ma andiamo per gradi.

Tanto per cominciare, la produzione di miele in Italia è insufficiente a coprire il fabbisogno nazionale. La domanda di miele è quasi il doppio dell’offerta. Da cui l’importazione. Negli ultimi anni, una produzione che fino al 2010 copriva solo il 50% del fabbisogno è andata ulteriormente assottigliandosi, a causa di problemi agli allevamenti di api riconducibili, pare, al clima tropicale delle ultime estati.

Lo spazio per intraprendere un’attività in questo settore quindi esiste, ma occorre ripensare l’organizzazione delle cose.

Se la produzione scende, per contro la richiesta aumenta. Il miele, soprattutto quello biologico, sta diventando sempre più il naturale sostituto del temibile zucchero, additato come ingrediente da bandire dalla nostra tavola. Quindi non solo l’industria dolciaria, specie quella artigianale, sta riscoprendo il miele, ma lo stesso consumo familiare sta andando in questa direzione, e ci andrà in misura costantemente crescente.

Come si diceva, è soprattutto il miele biologico ad avere le prospettive migliori. Un miele coltivato senza uso di pesticidi, che venga certificato da un organismo preposto. Un miele con queste caratteristiche costa mediamente il 30% più di quello tradizionale, e possiede le potenzialità commerciali migliori.

Il miele italiano è molto richiesto anche all’estero, quindi la vendita, oltre ad essere rivolta al consumatore finale o alle pasticcerie e industrie dolciarie, si presta bene all’esportazione tramite consorzio tra produttori.

Alla produzione vera e propria di recente si è affiancata, come si diceva, una nuova prospettiva: il turismo. Stanno nascendo veri e propri tour, gestiti dalle agenzie di viaggio, che includono nel programma un’escursione all’allevamento di zona, quando non addirittura veri e propri soggiorni con corsi di formazione su come allevare le api e sulla tipologia del miele.
Anche i percorsi scolastici sono coinvolti in questo tour, segno che esiste una sensibilizzazione verso questa attività, che consente tra le altre cose una vita all’aria aperta.

Che dire poi di una nuova professione, sempre più richiesta: quella dell’assaggiatore di miele, per il quale serve la frequenza di uno specifico corso organizzato dall’associazione di categoria.

L’attività di allevare api può essere sviluppata in qualsiasi zona d’Italia. Attualmente gli allevamenti più intensivi si trovano al Nord, quindi il Sud possiede potenzialità di sviluppo ancora superiori. La zona di allevamento non richiede particolari requisiti, se non quelle di essere soleggiata, di  trovarsi in prossimità di una zona di fioritura (che comunque si può sempre creare) e nelle vicinanze di una fonte d’acqua, come ad esempio un ruscello o un fiume. Le api si muovono in un raggio di un paio di chilometri, quindi non è indispensabile che il corso d’acqua si trovi di fronte agli alveari.

Vediamo i numeri. Un alveare produce mediamente 50Kg di miele l’anno. Si tratta di una quantità che varia a seconda della zona, del clima, dell’annata, e può  raggiungere anche punte più elevate. Una piccola azienda, a conduzione familiare, dispone di circa 150 alveari, che producono circa 70 quintali di miele, per un ricavo prossimo ai 50.000 Euro l’anno. Come si diceva, alla produzione vera e propria possono essere abbinati i servizi di cui abbiamo già fatto cenno, aumentando le entrate, anche di molto.

Veniamo all’investimento. Un’arnia costa circa 100 Euro, a cui vanno aggiunte le tute di protezione per gli operatori, l’affumicatore, le maschere e il mezzo per portare il miele al consumatore.

Per una piccola attività di 150 alveari stiamo parlando di un investimento  intorno ai 30.000 Euro, variabile a seconda del lavoro necessario per l’installazione e alla zona. Anche in questo caso, l’investimento è scalabile a seconda della produzione che si intende raggiungere. Una buona produzione potrebbe attestarsi intorno ai 300 alveari, per un investimento di circa 60.000 Euro a fronte di un ritorno annuo di circa 100.000 Euro.

Occorre poi calcolare i costi legati alla smielatura. Allestire un piccolo laboratorio in proprio costa circa 20.000 Euro. Soldi che si possono risparmiare noleggiando una o più giornate presso uno dei tanti consorzi presenti sul territorio (circa 30 Euro al giorno). Qualcosa occorre investire anche per il confezionamento del miele nei vasetti, qualora si intenda farlo. Pompa, confezionatrice e etichettatrice richiedono circa 5000 Euro.

Buone notizie per il terreno. Anche se non se ne possiede uno, spesso è facile trovarlo a costo zero, o comunque ripagando il proprietario con qualche prodotto. Le api infatti, grazie all’impollinazione, migliorano la qualità di altre coltivazioni o floricolture presenti.

L’attività è scalabile, nel senso che il fatturato è direttamente proporzionale al numero di alveari. Aumentando la produzione, ad esempio con un migliaio di alveari, è possibile pensare di stringere rapporti di fornitura con le grandi aziende dolciarie, e diventarne fornitore abituale. E’ pur vero che esiste la concorrenza estera (Cina in particolare, c’era da dubitarne?) ma si tratta di prodotti di qualità decisamente più scarsa, che pertanto può trovare mercato solo in contesti dove la quantità venga privilegiata alla qualità.

Veniamo alla burocrazia. Cosa serve per allevare api di mestiere? Si tratta a tutti gli effetti di un’attività agricola, e come tale viene inquadrata in Camera di Commercio. Serve ovviamente una partita IVA, laddove si intenda farne un commercio e non solo produrre il miele per proprio consumo, e la registrazione dell’attività presso la ASL locale.

Servirà poi comunicare la disposizione delle arnie agli organismi comunali preposti e, se la vendita avviene nei mercati rionali, anche un’autorizzazione in tal senso. Indispensabile anche la segnalazione alla ASL competente circa eventuali malattie che le api dovessero patire.

Occorre tenere in considerazione anche la legge 313/2004 che stabilisce i criteri di disposizione delle arnie, non solo una rispetto all’altra, ma anche come distanza da eventuali altri alveari in zona, che non potrà insistere a una distanza inferiore a 3 Km.

Si consideri anche che occorre una polizza di responsabilità civile verso terzi, così come una polizza che tuteli il proprietario dai furti, piuttosto frequenti in alcune zone.

Per concludere: allevare api è un’attività che, se ben impostata e al passo con i tempi e le esigenze attuali, si presta sia alla conduzione familiare sia alla produzione e commercializzazione su larga scala. Unisce una forte richiesta di mercato a una buona redditività, nonché a una vita salubre, lontana dallo stress della grande città. Una vera e propria scelta di vita, quindi.

Come tutte le attività, presenta risvolti che vanno valutati con attenzione, magari facendosi aiutare da chi abbia già intrapreso un’attività simile.

A tal proposito, a Torino esiste un’azienda, la Agriland, che fornisce attrezzature, consulenza e supporto per avviare un’attività di allevamento api. La trovate a questo LINK.

Corsi di formazione potete trovarli anche presso le varie associazioni di settore, come ad esempio U.n.a. Api  LINK, FAI LINK, Aaapi,  o Anai.

Per finire, consigliabile partecipare alla fiera di settore più importante, che si tiene a Montalcino (SI) a settembre. La trovate a questo LINK.

Hai già esperienza in questo settore? Vuoi dare qualche consiglio ai lettori di dottorfranchising? Commenta qui sotto

 

 

 

 

 

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